Piero Rattalino
Sergej Rachmaninov. Il Tataro
Zecchini Editore
Collana: Grandi Pianisti, 2006
La vita di Rachmaninov è nettamente divisa in tre distinti periodi. A nove anni egli entra in conservatorio, abbandonando per ragioni di famiglia un altro cammino che per lui, appartenente all’aristocrazia russa, era stato prefissato. A diciannove anni termina gli studi con un brillantissimo esame di diploma in composizione che fa seguito ad un brillante diploma in pianoforte. A vent’anni comincia la carriera del compositore e del pianista che esegue le sue composizioni, e in quanto tale, dopo faticosissimi inizi, si afferma in tutto il mondo.
A quarantaquattro anni, in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, perde ogni avere ed ogni certezza, emigra, e sceglie di ricominciare tutto da capo ma come pianista-interprete. Entra rapidamente nel ristretto cerchio dei dominatori della vita concertistica e vi resta per il resto della sua vita.
Diciannove anni di preparazione, venticinque anni come compositore, ventisei anni come interprete, sempre osannato dal pubblico, spesso osteggiato dalla critica che vede in lui, sia come creatore che come interprete, solo un tardo epigono del romanticismo. Oggi queste prospettive si sono rovesciate: il Rachmaninov compositore appartiene a pieno diritto alla storia musicale del Novecento e il Rachmaninov interprete è un maestro con cui bisogna e bisognerà ancora fare i conti.
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