Antonio Pellegrini
Blues. La musica del diavolo
Edizioni: DIARKOS
pagine: 272
Il blues, fin dalle origini, veniva considerato la “musica del diavolo”: suonarlo era ritenuto, da predicatori e benpensanti, un peccato. In realtà, questo genere è una vera medicina dell'anima.
Nato nel profondo Sud degli Stati Uniti dai discendenti degli schiavi neri, è un canto di liberazione urlato verso il cielo. Non solo una musica, ma uno stato d'animo immortale, capace di dare origine al rock, jazz e tanti altri generi, continuando a svolgere la sua opera taumaturgica.
Il libro raccoglie le storie dei bluesman più significativi per profilo artistico e storia personale, concentrandosi sulla transizione dal blues del Delta, e da quello delle metropoli americane anni Quaranta e Cinquanta, al blues rock inglese e statunitense degli anni Sessanta e Settanta: B.B. King, Muddy Waters, Howlin' Wolf, Stevie Ray Vaughan, Rory Gallagher, senza dimenticare i più raccontati come Robert Johnson o Eric Clapton.
Non si tratta di vere e proprie biografie, ricche di date e inutili dettagli, ma piuttosto di narrazioni che vogliono mettere in luce la personalità e le caratteristiche uniche del singolo bluesman, che lo contraddistinguono rispetto agli altri della sua epoca.
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